Intorno a Giordano Bruno

LIBRERIA AMORE & PSICHE

Roma
17 maggio 2003

testi
Hilary Gatti
Antonio Di Micco
Antonella Serafini

 

10tda “IL FASCINO DELLA FORMA: IL PITTORE, IL FILOSOFO E IL POETA NEL PENSIERO DI GIORDANO BRUNO”

 …questo gioco delle forme molteplici in Bruno, allora, che valore ha? E quale grado di astrattezza? Se è vero che siamo in presenza di una geometria, di che tipo di geometria stiamo parlando?
Bruno, nel contesto della sua speculazione cosmologica, criticò Copernico per essere stato troppo matematico e troppo poco filosofo della natura. E’ una critica tanto più significativa in quanto ammirava oltremodo Copernico come colui che stava all’origine di una nuova concezione dell’universo, forse con radici molto vecchie che risalivano a Pitagora, ma che proprio tramite il richiamo pitagorico si presentava come un universo più ampio ed aperto rispetto a quello di Aristotele. Tuttavia tale diversità, secondo Bruno, non era stata pienamente compresa neanche dallo stesso Copernico, per cui questa nuova astronomia geometrizzante finiva per riproporre un’astrazione matematica non molto diversa da quella di Tolomeo.
Con questa critica all’astrattezza eccessiva della matematica, Bruno tentava di formulare una concezione matematica e una geometria alternative in grado di seguire il filo formale dell’apparente caos di molti avvenimenti naturali.
Nel mio libro Bruno e la scienza del Rinascimento ho cercato di collegare questa matematica delle forme irregolari all’arte mnemonica bruniana, condividendo in pieno l’ipotesi di Luciana de Bernart, che parla di “matematica dell’approssimazione”.
E’ cioè possibile parlare di un emergere, in alcune opere di Bruno, di elementi di geometria non euclidea, o dello sviluppo di forme-frattali che si snodano all’interno dell’infinito labirinto della vita in modi inattesi e non perfettamente prevedibili.
Penso che Bruno stesse speculando sulla possibilità di una geometria in cui le parallele si possono incontrare…, di una geometria che fosse in grado di descrivere uno spazio segnato dalla curvatura concava, assolutamente superiore a quella euclidea, e che identificava con la luce dell’intelletto. …Non è affatto un caso che filosofia, poesia ed arte vengono congiunte da Bruno in un’unica ricerca della verità.
Si tratta di una ricerca dell’ordine che sottende lo spazio, i colori, le parole, la forma mentis stessa: una ricerca destinata a rimanere sempre in qualche modo a livello dell’approssimazione nello stesso modo in cui il cerchio non sta nella natura, un filo coerente all’interno del labirinto infinito delle forme, un filo di luce che sprona la mente a compiere, almeno momentaneamente, quel salto verso la forma perfetta che è l’arduo sforzo dell’arte, come della filosofia.
A me pare che Roberta Pugno si sia avvicinata al pensiero di Bruno con una creatività e una intelligenza pittorica notevoli. Concetti basilari della filosofia bruniana prendono forma e colore nelle sue tele in modi spesso sorprendenti e illuminanti, tali da diventare veri e propri momenti interpretativi.
La matematica dell’approssimazione diventa nelle sue mani poesia ed arte vera.

Hilary Gatti

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