Giordano Bruno

LE IMMAGINI DEL RIFIUTO

CASTELLO ARAGONESE
L’AQUILA
febbraio – marzo 2003

GraficArt. Formia

testi
Gianni Bulian
Michele Ciliberto
Antonella Serafini

 

majori forsanda “CONSAPEVOLE O INCONSAPEVOLE”

…Ciò che colpisce nell’attività pittorica di Roberta Pugno, e soprattutto nelle sue ultime composizioni (per intendersi, in quelle realizzate tra il 2001 e il 2002 e, in modo particolare, in quelle dedicate a Giordano Bruno), è il collocarsi – consapevole o inconsapevole che esso sia – su questo filo di problemi, nel vivo di un’attività pittorica che valorizza, come punto centrale, il tema della Vita – materia infinita, con una conseguente, nette presa di distanza dalle forme tradizionalmente antropocentriche.
È sintomatico, da questo punto di vista, che nelle opere più recenti della Pugno l’elemento figurativo sia meno presente all’interno di una potente valorizzazione dell’elemento materico, sollecitato da una complessità di strati e di livelli, che tendono a proiettarsi fuori dallo stesso quadro, a indicare la dimensione “infinita” di cui essi sono simbolo e segno. Non che la dimensione figurativa perda peso, nelle prove più recenti della Pugno; ma essa è, per così dire, fatta germinare direttamente dal flusso materico, da un lato colto nella sua indistinzione primordiale; dall’altro, illustrato nelle figure che dalla materia originaria progressivamente scaturiscono.
Da questo punto di vista la figura umana, pur tratteggiata, perde centralità, mentre balzano in primo piano le innumerevoli forme che, secondo un preciso precetto bruniano, la materia porta dentro di sè, producendole infinitamente come la “pregnante” che ha nel suo seno i frutti che verranno alla luce.
In questo quadro alle figure umane, specialmente nel ciclo “De magia naturali”, si affiancano tutta una serie di materiali simbolici, che si configurano come veri e propri “sigilli”, entro cui si condensa e si esplica, in modo indifferenziato, la Vita – materia infinita. Secondo un preciso concetto bruniano, si è detto, illustrato in modo perfino radicale in un opera come la Cabala de cavallo pegaseo, nella quale Bruno afferma con nettezza l’unità di forma e di materia e l’indifferenza sostanziale fra anima e corpo.
Da tutto ciò scaturisce un’esperienza di pittura estremamente suggestiva, incentrata sulla proclamazione, nella densità della materia, dell’unità di tutte le cose, colte, al tempo stesso, attraverso lo specchio del principio vitale che dà ad esse senso, in maniera indifferenziata, riducendo tutto ciò che non sia ente alla dimensione, e alla dignità, di accidente, in un universo che non riconosce più né centri né periferie, proiettandosi verso il non infinito, addirittura l’infinito.
Sta qui, ritornando all’osservazione da cui abbiamo reso le mosse, l’interesse per questa pittura, oltre che per i cultori d’arte, per i filosofi: nel consapevole intreccio di filosofia e pittura, da cui l’esperienza artistica viene illuminata in modi nuovi e originali.

Michele Ciliberto

 

da “MATERIA D’AMORE”

Da dove la certezza del tuo pensiero?
abbiamo mostrato il nostro desiderio per il raggiungimento della verità; l’abbiamo cercata non senza incertezze, l’abbiamo trovata senza velo di dubbio
Ma la filosofia non è dubbio, inquietudine, continua messa in discussione? Certo, tu indaghi, cerchi, ti interroghi (“L’uomo con le sue facoltà da dove è scaturito?”) Però non chiedi. E una volta raggiunta una scoperta, confermata un’intuizione, diventi assertivo, categorico, quasi irascibile.
Io dico l’universo tutto infinito” “ Questa è quella filosofia che apre gli sensi” “Vi rispondo che non è mutazione che cerca ad altro essere ma altro modo di essere” “ Di più, … in questo universo metto una providenza universale, in virtù della quale ogni cosa vive
La chiamano cosmologia bruniana, ma la tua è più di una concezione dell’universo. Forse è una teoria della realtà e un nuovo metodo di pensiero. E’ una ricerca coerente, rigorosa, ostinata.
Da dove tutta questa ostinazione, “maladetta ostinazione”? Nel proclamare la libertà di pensiero? La libertà di espressione?
E poi il tuo linguaggio, quello asciutto e incisivo. Folgorante.
Per essere orbo tu, lo chiami cieco
Quel che viviamo è un punto
L’ombra non è tenebre ma immagine di luce
La vera filosofia è musica, poesia e pittura
Il linguaggio più filosofico, difficile asimmetrico senza immagini.
Per mezzo della stessa forza siamo regolati e diretti a dover capire, parlare, ricordare, fantasticare, desiderare e come e quando vogliamo: a sentire
Ma appena l’anima si allontana dalla figura, e la concepisce in se non divisa, e più che visibile, subito nasce amore
Medesima è luce ed occhio: occhio, che è luce stessa, luce che è l’occhio istesso
Il principio, il mezzo e il fine, il nascimento, l’aumento e la perfezione di quanto veggiamo, è da contrarii, per contrarii, né contrarii, a contrarii: e dove è la contrarietà, è l’azione e reazione, è il moto, è la diversità, è la moltitudine
Riguardo alle cose potenti tutte mutarono a modo loro, ve n’è una sola che muta a modo suo tutte le cose: la fantasia dell’uomo
Ci si innamora del tuo linguaggio di poesia
… e vivo e muoio, e fo riso e lamenti … luna incostante, luna varia … e non tornar da me se non sei mio … amor c’apre le porte di diamante nere … per voi son entro al corpo, e fuor col sole …
C’è poi quando il linguaggio lo inventi, e l’indispensabile fusione tra “ affettività dei suggetti” e “fantasia” diventa per incanto “fantasia affettibile”.
Da dove la tua inesauribile resistenza nel dire, spiegare, raccontare, ridire cose che tu ritenevi, se non proprio ovvie, sicuramente comprensibili? (“E’ manifesto a tutti …” “A tutti appare che …” “Come ognuno ch’ha buona intelligenza sarà sforzato anco al fine di ammettere e concedere”)
La “realtà originaria”, la “sustanza sensibile” di cui siamo fatti, l’intelligenza dell’amore e della passione, l’infinitezza dell’universo, lo spazio continuo, la dualità dei contrari che tendono all’unione, la trasformazione incessante della materia, la coincidenza è tra l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo, l’irriducibilità del minimo possibile che impedisce la dissoluzione nel nulla e il vuoto.
Cose “manifeste” che raccontavi, approfondivi, in prosa, in poesia, in commedia, in italiano, in latino, incredulo che gli altri non capissero.
Solo i nemici ti capivano.
O quelli che capivano diventavano tuoi nemici?
Ci si innamora del tuo coraggio
Ho lottato; ed è già tanto;
ho creduto di poter vincere …
Tu “ vir maximus”, tu mente filosofica non cristiana come arditamente ti chiama Hilary Gatti, tu “vita rilucente” che sapevi della realtà umana, di quella più profonda e misteriosa
“… senso interno … pensiero interno … uomo interiore …
occhi interni … scrittura interna … nemico interno …
Ho pensato al tuo rifiuto continuo. Ho pensato alla tua superbia, alla tua “grande, difficile, e straordinaria impresa, che dal tenebroso abisso cerca di innalzare gli uomini prigionieri verso la bellezza dei modi splendenti” …
Ho stretto il filo di un tuo pensiero che dice che la conoscenza passa dall’oggetto concreto all’immagine o ombra dell’idea, dall’immagine all’idea o sostanza. O verità.
Ho studiato. Mi sono fatta “materia sensitiva”… e ho iniziato a dipingere.

Roberta Pugno

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