Materia e Respiro

PALAZZO BARBERINI

ROMA
settembre 1999

Emilio Balestri Editore. Vignola

testi
Marcello Venturoli
Antonella Serafini
Gian Carlo Zanon

 

 

amorda “PAROLE PER UN AUTORITRATTO LETTURA DI IMMAGINI”

 

SCIAMANO 1999

…Cromie sulle terre e nerofumi congeniali. Statuario in quel braccio a pugno chiuso sulla fronte quasi a far da sentinella alla immaginazione figurativa attraverso il magma informale, che qui diventa elemento naturale. Classicità e romanticismo che operano insieme, le ombre del palmo della mano, del braccio che pare sorreggere uno scudo, delle orbite, che obbediscono a potenti strutture plastiche…

LADRO DI FUOCO 1997

…Nella parte rilevata come uno sbalzo bronzeo io ci leggo una materia vivente che si organizza a viso splendidamente ritmata dallo spazio a fianco, di luci nere parallele, insegna di pepita d’oro e di notte, di reperti archeologici e di quanti preistorici in mostra dentro una bacheca astratta come avrebbe fatto Burri tendendo le “toppe” dei suoi sacchi…

UOMO DI TERRA (dittico), 1996

… Pare che l’artista abbia voluto immaginarsi quello schiaffo di Dio con cui fu creato l’uomo dalla terra: da una massa di materia levitante e frenetica, esce, si allarga, fa possesso di spazio e segna confine, un braccio. Certo il nascere della necessità figurativa dall’habitat informale non poteva essere espresso con maggiore drammaticità di officina in quel mai pago definire dei confini fra antichi spazi e nuove presenze, questo raccontare di persone fisiche che quasi non hanno trovato ancora il modo di respirare, così come sono intrise di terra. A volte sono pietre e insieme fantasmi. A volte come nell’altro “ Uomo di terra” che occupa, nell’iperbole del suo nascere, quasi tutta la larghezza del quadro, mentre solleva le sue spalle rocciose dentro un cielo incandescente, spalle chiaroscurate, in cento ombre di materia sovrapposta, come se l’artista avesse dipinto un paesaggio…

VOLTO GIALLO 1998

…Una maschera che si impronta con una torre di reiterazioni, non trovando mai la definitiva collocazione in quell’essere subito plurima nell’atto di apparire. L’icona che vive la dinamica della sua presa di posizione fra spazio e materia; tavolozza di grande affresco nel solenne rettangolo policromo e rutilante musaico, in virtù dell’accensione delle cento e cento tessere di colore. Tanto che, privilegiando la pupilla la visione di quelle strisce verticali di piccoli quadrati rossi e d’oro, si ha la sensazione che il volto, il quale cresce su se stesso e fisionomizza tutto il rettangolo di connotati, stia trapelando da sotto, sia creatura difesa mentre nasce da quel musaico. E’ anche, questa opera finale, di un ciclo fortunatissimo che si potrebbe festeggiare come lo sboccio drammatico, intanto, dell’energia e della materia, dell’amore dalla bellezza, della figura dalla astrazione, dal lungo monologo materico informale al dialogo con precisi interlocutori…

SCIAMANO 1999

Questa è la ricerca sull’inconscio che non si fa oggetto solamente di sé stessa, ma cerca e propone una conoscenza oltre l’oggettivazione o l’arrestarsi di fronte al limite dell’immagine trovata e poi rappresentata.

LA FIGLIA DEL VASAIO 1999

…Stupefacente per l’informale antropomorfico per quel fuoriuscire come dai fori di un bugno d’api del volto significante, classica e solenne fisionomia totemica e anche maschera di energia e di intelligenza, sorta di autoritratto per interposta figura simbolico archeologica questo volto di bronzo, alla finestra dell’oggi venuto fuori dall’oscuro imperscrutabile moto del tempo. E’ una delle immagini più personali e rare del repertorio esistenziale dell’arte all’ombra del Duemila…

Marcello Venturoli

 

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