Terrafuoco

 

MUSEO CARLO BILOTTI
ARANCIERA DI VILLA BORGHESE

ROMA

luglio – settembre 2012

testi
Antonio Di Micco

 

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Con un titolo che è l’unione di due parole, terra – la materia, e fuoco – l’energia, Roberta Pugno propone la sua nuova ricerca pittorica presso gli spazi del Museo Carlo Bilotti.
Quando l’energia tocca la materia nasce il movimento della mente e la vita umana. Il pensiero ha una origine materiale; dal visibile all’invisibile. E l’arte, con il suo incessante passaggio dalla dimensione non visibile a quella percepibile e viceversa, trova in Roberta Pugno una appassionata interprete.
La mostra è un racconto per immagini che, partendo dalle prime opere dense e magmatiche, ci porta alla presenza del rosso incandescente dell’energia e al silenzio della linea.
Dallo spazio al tempo, dalla realtà concreta alla dimensione immateriale di cui la creatività è il culmine.
Tutti temi che l’autrice ha anticipato a Palazzo Valentini nel 2008 (Materia Energia Pensiero a cura di Rosa G. Cipollone) e a Palazzo Venezia nel 2009 (Nasce da dentro a cura di Claudio Strinati).
Pittrice-filosofa, “pittrice dell’invisibile”, Roberta Pugno lascia alle spalle il rapporto dell’uomo con la natura per sprofondarsi nella scoperta del rapporto interumano, della realtà non cosciente come espressione di sé, della tensione non razionale verso l’altro. È possibile raccontare il viaggio interno per conoscere se stessi? Si può dare immagini al viaggio per conoscere gli altri?
“Cerco il mondo degli affetti” dice l’artista ”cerco la dimensione della identità, il movimento dell’andare verso e quello del separarsi da, cerco quel mondo sconosciuto che dà senso alla vita. Realtà psichica che non si vede, non si tocca e non si misura, realtà profonda che il pensiero razionale e positivista dice inconoscibile, non degno di interesse, e per ciò stesso non esistente. Quel mondo invisibile e immateriale, caratteristica specifica dell’essere umano, che chiamano trascendente, immanente, divino. Oppure irrazionale perverso nascosto in ciascuno di noi. No. Davvero no. Lo sconosciuto può essere amato… e conosciuto. Forse gli artisti con la loro ribellione hanno sempre cercato di dire questo”.
L’esposizione si apre con un tondo luminoso, Il giardino del sole, che in forme geometriche parla del momento in cui Gilgamesh, l’antico re di Uruk in viaggio alla ricerca dell’immortalità, dopo il lungo buio nelle viscere della terra “alla dodicesima doppia ora esce davanti al Sole”. Siamo nel 3000 a. C. e questa è forse la più antica rappresentazione poetica della nascita umana.
Segue la tela rossa Materiamatrice, con cui l’artista dà immagine all’idea che la materia è realtà germinatrice di vita. L’allusione è alla “Teoria della nascita” dello psichiatra Massimo Fagioli, alla sua scoperta ormai storicamente riconosciuta che la vita umana e il pensiero emergono per l’incontro, mai pensato prima, della materia biologica con l’energia, cioè con lo stimolo luminoso.
Poggiata saldamente su questo pensiero, la mostra si snoda lungo la difficile strada della “contraddizione”.
Dall’incontro dei contrari del titolo stesso, la terra (l’immobile, il finito) e il fuoco (il movimento, l’infinito), dai colori scuri e rosso acceso si passa al turchese del mare, alle forme vivide dei sogni e delle forme immaginate fino alle linee di colore della dialettica del rapporto donna-uomo. Scorrono le opere: Realtà originaria, Lasciarsi portare, Dal corpo e dalla pelle, si arriva al gruppo di immagini più riconoscibili tra cui L’origine della curva, Della stessa sostanza dei sogni, Donnagabbiano, Ectoderma, Studi sulla linea, per finire con l’incantevole e incantato ‘U Re d’Amuri. Al centro, in fondo, l’immagine più grande, Tempo interno. La complessità della composizione esprime la tensione a realizzare, nelle forme materiali che lo spazio offre alle mani della pittrice, l’idea di quella dimensione invisibile e potente che coincide con la nostra vita.
Il lavoro di questa originale artista che si immerge, tormentata ma certa, nelle scoperte più avanzate di antropologia e di psichiatria, questo suo immaginare le origini e la natura delle cose umane è accompagnato da suggestivi scritti di Antonio Di Micco, vere e proprie ricerche verbali che, andando a toccare punti e aspri passaggi della storia delle parole intorno a cui si muovono le tele della pittrice, ci fanno scoprire la ricchezza di immagini con cui l’essere umano da sempre ha “vestito” il suo pensiero.

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