Materia Energia Pensiero

PALAZZO VALENTINI

ROMA
marzo – aprile 2008

Colosseo Editore

testi
Antonio di Micco    Rosa Cipollone
Miroslav Musil    Lýdia Pribišová
Immacolata Mancuso    Marco Pettini
Raffaella Nicolai    Mariopaolo Dario
Fulvio Iannaco

 

 

aliviola1da “ROBERTA PUGNO”

Dopo aver affrontato il discorso della materia (Materia e respiro, Palazzo Barberini, Roma 1999), del pensiero (Vita rilucente Opere per Giordano Bruno, Villa Piccolomini, Roma 2005; Giordano Bruno L’universo tutto infinito fuori e dentro di noi, Palazzo Altieri, Oriolo Romano 2006) e del rapporto tra pensiero e immagine (Pensiero interno, Sant’Ivo alla Sapienza, Roma 2006), anche attraverso un appassionato confronto con il mondo islamico (Uomo donna infinito, Ambasciata della Repubblica Araba d’Egitto Ufficio Culturale, Roma 2007), Roberta Pugno concentra ora la sua riflessione sull’energia. Quell’energia che, insita in potenza nella materia, o meglio nella realtà biologica, diventa essa stessa movimento capace di far nascere il pensiero. Ectoderma (2006), l’opera che apre il catalogo, propone in colorate forme rotanti quella sottile realtà embrionale, l’ectoderma appunto, da cui derivano la pelle, il cervello, ma anche la vitalità dell’essere umano.
Lungo il percorso espositivo si susseguono, vive e intelligenti, le complesse e asimmetriche immagini dell’artista, alle quali si contrappongono, ugualmente “animate” e in maniera complementare, le essenziali e regolari composizioni plastiche di Ján Hoffstädter.
I dipinti “pugnani”, alcuni astratti altri figurativi, dai violenti e vigorosi colori e dalla densa e fluente materia, richiamano i potenti impulsi dell’universo e della materia che lo compone. Ogni elemento, a cui la propria energia ha donato intelletto, va alla ricerca di ciò che è sconosciuto, vuole arricchirsi, vuole mettersi in gioco.
In Due lune (2006), due forme ovali dal colore notturno, dopo essersi accostate (e fuse?) si separano: il solco verticale, che procede netto a dividere in due la tela, fa rientrare ciascuna nel proprio mondo.
Nell’opera Insinuami l’infinito (2007) una bellissima figura femminile, dal corpo morbido e sinuoso, fluttua come elettricità nella sciolta atmosfera, lanciandosi andare verso un attraente uomo che la aspetta. Le due figure, possenti e decise (come sottolinea la marcata spina dorsale, simbolo per la Pugno della identità), invase da lievi venature rosse, emblemi della trasformazione, vivono l’incontro con “ciò che è diverso” abbandonandosi allo scambio reciproco. E così Uomo rosso (2007), in cui un uomo dal volto accennato ma molto espressivo, si lascia andare totalmente alla gioia e alla tenerezza regalate, pensiamo noi, dal bambino che tiene in braccio. E così Prendoluce (2008), dove una donna con gli occhi chiusi si immerge nella limpidezza cristallina del suo essere.
In altri dipinti, invece, il contatto profondo tra entità avviene solo dopo un diffidente e pungente confronto/scontro.
In Profilo (2007), la superba figura maschile verde acceso, circondata da una spigolosa e tagliente materia che marca la sua spavalderia e il suo distacco dal mondo, guarda la sua interlocutrice come per sfidarla a tirar fuori intelligenza e bellezza. E lei, una possente e combattiva figura vermiglia (Dimmi, 2008), risponde esibendo la sua audacia e la sua sicurezza.
Tuttavia, il lento sciogliersi della struttura reticolata che compone l’immagine femminile, e il sottile diffondersi di più morbide sostanze nella materia del viso maschile, annunciano l’inizio di una reciproca apertura che porterà i due individui a incrociarsi e, forse, a “sentirsi risuonare l’uno nell’altro” (Tumirisuoni 2007).

Immacolata Mancuso

da “ENERGIE INVISIBILI E REALTA’ UMANA”

…Infine esiste la possibilità di veicolare informazione anche mediante entità fisiche non materiali e non energetiche. Ciò diventa possibile quando si tratti di fenomeni descritti dalla fisica quantistica nel cui ambito le particelle materiali sono, per così dire, animate da una vibrazione interna descritta dalla “fase della funzione d’onda” ad esse associata. Agire dall’esterno sulla fase della funzione d’onda di un sistema fisico composto da una o più particelle comporta un’alterazione del comportamento del sistema.
Ora, dato che i campi elettromagnetici sono “figli” di entità più importanti, i campi dei potenziali elettromagnetici, e dato che esistono configurazioni di questi campi di potenziali elettromagnetici cui corrispondono campi elettrici e magnetici nulli, ovvero a queste configurazioni di campi di potenziale elettromagnetico non è associata alcuna energia, e che questi campi di potenziale sono in grado di modificare le fasi delle funzioni d’onda di particelle descritte dalla fisica quantistica, ne consegue che anche entità non materiali e non energetiche possono trasportare informazione ed alterare la dinamica di sistemi quantistici (effetto Aharonov-Bohm).
Esistono perfino influenze reciproche, fra sistemi descritti dalla fisica quantistica, che avvengono senza scambio di materia, né di energia, né di informazione nel senso sopra accennato, sono i fenomeni connessi alla cosiddetta nonlocalità quantistica che sfidano duramente il nostro senso comune ma che sono verificati sperimentalmente con grande precisione.
Dalle modalità con cui si manifesta la creatività` umana, in particolare rispetto alla matematica, alla luce del teorema di Gödel, si può argomentare che il funzionamento del pensiero senza coscienza è di tipo non-computazionale, ovvero non può essere scomposto in un numero finito di processi logici elementari, ciò che invece è possibile per il pensiero razionale e cosciente.
Da qui segue che:
a) il pensiero inconscio è qualitativamente più potente di quello razionale della coscienza di veglia;
b) i modelli correnti per la descrizione del funzionamento di reti di neuroni (quali il classico modello di Hodgkin-Huxley) sono assolutamente inadeguati a rendere conto del funzionamento non computazionale del pensiero senza coscienza.
L’unico ambito della fisica ad oggi nota in cui esiste un fenomeno di tipo non computazionale è la fisica quantistica; inoltre le uniche strutture materiali che sembrano poter ospitare dei fenomeni quantistici alla scala di una rete di neuroni sono i microtubuli dei citoscheletri neuronali.
Molti argomenti sembrano supportare in modo convincente l’ipotesi che l’ultra rete formata dai citoscheletri neuronali sia la microstruttura rilevante per comprendere la realtà non materiale della mente umana, in particolare quella non cosciente, e dunque che siano quegli stessi fenomeni “esotici” del mondo quantistico a dominare il funzionamento di una fisica della mente.

Marco Pettini

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